lunedì 30 aprile 2007

Impegnati per garantire un lavoro più sicuro e più sicurezza sul lavoro

“Le morti bianche e il lavoro nero sono piaghe sociali da cancellare. Ciascuno di noi ha il dovere di impegnarsi per garantire, soprattutto ai giovani e alle donne del Sud, un lavoro più sicuro e più sicurezza sul lavoro”. Lo afferma Michele Bordo, deputato dell’Ulivo, annunciando la presentazione di due interrogazioni parlamentari sulla tutela del lavoro e l’affermazione della legalità contrattuale. La prima punta a focalizzare l’attenzione su “un incremento del fenomeno del lavoro nero all’interno dei cantieri attivi nei Comuni interessati dalla ricostruzione post sisma”; fenomeno denunciato dalla Flai Cgil. “E’ inaccettabile che si utilizzi denaro pubblico per allargare l’economia sommersa e aumentare l’illegalità – commenta Bordo – e l’interrogazione vuole anche sollecitare le istituzioni locali e quelle decentrate dello Stato a mettere in campo iniziative di prevenzione, oltre che di repressione del lavoro nero”. L’altra interrogazione riguarda il caso del lavoratore licenziato dalla SAI Sali di Margherita di Savoia. “Purtroppo le azioni locali non hanno sortito effetti positivi – afferma Bordo – dunque, è opportuno che il ministero del Lavoro sia informato e si attivi per fare chiarezza su una vicenda emblematica di come si gestiscono i rapporti con i lavoratori e le relazioni sindacali in tante aziende del Sud”. Sempre in materia di tutela dei lavoratori, Michele Bordo ha recentemente presentato una proposta di legge per estendere la responsabilità sociale delle imprese anche ai reati commessi in violazione delle norme sulla sicurezza. Il deputato ulivista domani parteciperà alla tradizionale manifestazione del Primo Maggio a Cerignola, “una grande festa di popolo, organizzata anche nella memoria di un grandissimo sindacalista, Giuseppe Di Vittorio – conclude Bordo – Ricordo che deve tradursi in azione positiva e concreta in favore dei lavoratori, ogni volta che possiamo e ce n’è data l’occasione”.

venerdì 27 aprile 2007

Puntare ai patrimoni dei boss è una scelta vincente

“Desidero ringraziare tutti quanti hanno lavorato alla cattura di un pericoloso boss mafioso del Gargano, esito di indagini lunghe e complesse che, una volta di più, hanno consentito di disvelare la capacità economica di uomini troppo a lungo ritenuti solo dei feroci pastori di montagna”. E’ il commento Michele Bordo, componente della Commissione bicamerale Antimafia, alla notizia dell’arresto di Antonio Di Summa, ritenuto a capo dell’omonimo clan mafioso del Gargano, effettuato dagli uomini del Gico della Guardia di Finanza coordinati dal sostituto procuratore della DDA, Domenico Seccia. “Averlo rintracciato ad Amsterdam, all’interno del noto ristorante che gestiva da diverso tempo e alla luce del sole, seguendo le tracce dei movimenti finanziari della sua famiglia – continua Bordo – è l’ulteriore dimostrazione che puntare ai patrimoni dei boss è una scelta investigativa vincente, oltre che un’indispensabile azione di prevenzione e repressione dei fenomi di inquinamento dell’economia. La presenza del boss garganico in Olanda, inoltre, fa temere l’esistenza di sotterranee reti di connessione e connivenze capaci di operare anche in Stati diversi. Mi pare evidente che l’arresto di Di Summa – conclude Michele Bordo – imponga anche una seria riflessione sulla collocazione dei clan garganici nella mappa delle organizzazioni criminali e sulle alleanze strategiche con sistemi criminosi più consolidati e ramificati”.

martedì 17 aprile 2007

Introduzione dell'articolo 25-septies del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, in materia di responsabilità amministrativa delle......

ONOREVOLI COLLEGHI! Il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro è un’emergenza di carattere nazionale che impone un intervento, da parte del Parlamento oltre che del Governo, mirato a rafforzare gli strumenti di tutela. Le cifre riportate nei documenti ufficiali di istituzioni statali e quelle diffuse dai sindacati sugli incidenti ‘sommersi’ sono impressionanti: nel 2006 ci sono state 1.250 vittime nei cantieri, nei campi e nelle fabbriche; gli incidenti sono stati 935.500, cui se ne aggiungono almeno altri 200.000 mai denunciati perché le vittime erano lavoratori invisibili al fisco, all’Inps e all’Inail. E’ vero che le politiche di prevenzione e la repressione delle violazioni hanno favorito una riduzione tanto dei decessi che degli incidenti, ma non è comunque tollerabile sapere che ogni giorno muoiono 3 lavoratori ed altri 2.500 restano feriti. Eppure, nel nostro ordinamento, proprio in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro esiste almeno un ‘buco’ normativo. La normativa sulla cosiddetta ‘responsabilità sociale’ delle imprese – il Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231 Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell'articolo 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300... [leggi tutto]