lunedì 13 ottobre 2008

“Diffondere la cultura della legalità, tutelare le imprese che denunciano”. Bordo chiede sanzioni amministrative per le aziende che pagano in silenzio

“Se concordiamo sul principio che le imprese accondiscendenti verso il racket danneggiano il sistema economico e sociale, abbiamo il dovere di assumere la responsabilità di tutelare più e meglio chi denuncia e promuovere una maggiore responsabilità sociale da parte del sistema imprenditoriale. Dobbiamo fare in modo che scendere a patti con la mafia diventi più rischioso e meno conveniente”. In estrema sintesi, è la motivazione che ha indotto l’on. Michele Bordo (PD) a presentare una proposta di legge per estendere le sanzioni connesse alla responsabilità amministrativa anche alle aziende che traggano vantaggio dalla commissione dal favoreggiamento nei confronti di un’organizzazione mafioso-camorristica imputabile all’imprenditore o a un dirigente aziendale. “Certamente il Governo non sta svolgendo fino in fondo la sua funzione nel campo della sicurezza, settore tra i più colpiti dai tagli di Tremonti – continua Bordo – ma per vincere questa battaglia c’è bisogno di un’assunzione di responsabilità diffusa e condivisa. Anche da parte del sistema imprenditoriale: lo testimonia la positiva esperienza di Confindustria Sicilia, che è mia intenzione rafforzare con questa proposta di legge”. L’obiettivo, dichiarato nella relazione introduttiva alla pdl, è “punire le imprese che, con acquiescenza e connivenza, concorrono a rafforzare le organizzazioni criminali. Sanzioni che hanno un preciso e consistente peso economico, e che determinano, appunto, anche un’evidenza sociale a cui è difficile sfuggire: interdizione dall'esercizio dell’attività; sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell’illecito; divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio; esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l'eventuale revoca di quelli già concessi; divieto di pubblicizzare beni o servizi”. Ciò all’interno del già definito quadro normativo della legge 231/2001, con cui si è introdotta la responsabilità sociale dell’impresa. D’altronde, il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, nella recente audizione dinanzi alle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia del Senato, “ha chiesto l’adozione di sanzioni penali nei confronti degli imprenditori che non denunciano gli estorsori; che trovano e perseguono forme di convivenza e, in molti casi, di convenienza economica. E ciò a scapito degli imprenditori onesti: quelli che denunciano, quelli che non pagano, quelli che talvolta vengono ammazzati. Ecco perché – conclude Michele Bordo – è necessario sanzionare comportamenti che sono eticamente e socialmente inaccettabili”.

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